Un ritardo evidente
A cinque anni dall’introduzione del 5G in Italia, i risultati sono deludenti. Nonostante le promesse, il 5G rimane un’innovazione percepita poco dai cittadini e scarsamente utilizzata dalle aziende, che potrebbero trarne vantaggio per automazione e sicurezza. Solo una trentina di casi di utilizzo industriale del 5G sono stati segnalati, secondo gli osservatori del Politecnico di Milano.
Dati sconfortanti
I numeri dipingono un quadro chiaro: l’Italia è indietro rispetto agli altri Paesi, sia per velocità che per adozione del 5G. Secondo OpenSignal, l’Italia è al 41º posto su 56 nazioni per velocità, con Corea del Sud, Danimarca e Norvegia ai vertici. Solo il 12,4% degli utenti con offerte 5G ha riscontrato miglioramenti significativi rispetto al 4G, mentre quasi la metà non nota differenze.
Problemi strutturali e di domanda
Il 5G in Italia soffre di una doppia crisi. Da un lato, gli operatori sono riluttanti a investire: i profitti stagnano e i costi per le licenze delle frequenze, tra i più alti d’Europa, pesano sui bilanci. Dall’altro, la domanda resta bassa: meno della metà dei consumatori dispone di un’offerta 5G, e l’81% di chi non l’ha attivata non la ritiene necessaria.
Opportunità sprecate
Le applicazioni innovative del 5G, come l’affidabilità della rete e la bassa latenza, restano poco sviluppate. Tuttavia, il 5G può avere un ruolo cruciale nelle reti private industriali, già utilizzate in magazzini, porti e fabbriche per automazione e monitoraggio in tempo reale. Esempi eccellenti includono lo stabilimento Tesla a Berlino e casi italiani come il porto di Genova e gli impianti Snam.
Fonti:
Repubblica