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Ritardo transizione energetica: aumento costi e riduzione benefici sul PIL

Al fine di raggiungere l’obiettivo di zero emissioni di CO2 entro il 2050 sono necessarie azioni immediate e senza ritardi. Un nuovo studio condotto da Asvis e dal centro di ricerca Oxford Economics dimostra che un eventuale posticipo degli interventi fino al 2030 comporterebbe un aumento dei costi e una riduzione dei benefici sul PIL nazionale.

Il rapporto evidenzia quattro scenari futuri. Nel caso di interventi ritardati al 2030, si registrerebbero danni fisici più gravi legati all’aumento delle temperature e l’introduzione tardiva della carbon tax comporterebbe un prelievo più elevato, concentrato in un periodo più breve. Tutto ciò avrebbe ricadute economiche al di sotto delle aspettative, con una diminuzione del PIL del 3% rispetto alle previsioni.

Nel frattempo, entro il 30 giugno, l’Italia deve inviare alla Commissione europea la versione definitiva del Piano nazionale integrato Energia e Clima, uno strumento cruciale per definire la politica energetica e ambientale del Paese. Tuttavia, la Commissione ha già espresso preoccupazione, dichiarando che le azioni proposte nella bozza presentata nel giugno 2023 dal Governo italiano sono insufficienti e non consentirebbero di raggiungere nessuno degli obiettivi chiave.

Lo studio condotto da Asvis verrà presentato martedì 7 maggio a Ivrea nell’ambito dell’evento di apertura del Festival dello sviluppo sostenibile. L’ottava edizione del Festival si svolgerà in forma itinerante, con 30 eventi principali nelle sei tappe di Ivrea, Torino, Bologna, Milano, Palermo e Roma dal 7 al 23 maggio.

Fonte: Il Sole 24 Ore Radiocor – Borsa Italiana

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