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Disparità di genere nel lavoro: il gap retributivo tra uomini e donne secondo i dati INPS

Il divario retributivo di genere in Italia

Il mercato del lavoro in Italia continua a presentare profonde disparità di genere. Secondo il Rendiconto di genere dell’INPS, le donne percepiscono mediamente una retribuzione giornaliera inferiore del 20% rispetto agli uomini. Questo dato riflette un mercato del lavoro ancora sbilanciato, in cui il tasso di occupazione femminile si attesta al 52,5%, ben 17,9 punti percentuali in meno rispetto agli uomini.

Le cause del divario salariale tra uomini e donne

Il gap retributivo di genere è determinato da diversi fattori. Le donne ricorrono maggiormente al part-time, rappresentando il 64,4% dei lavoratori con questa tipologia contrattuale. Inoltre, le assunzioni femminili a tempo indeterminato sono inferiori a quelle maschili (18% contro il 22,6%). La disparità salariale si manifesta in tutti i settori, con picchi negativi nelle attività finanziarie e assicurative (-32,1%), nelle professioni scientifiche e tecniche (-35,1%) e nel settore immobiliare (-39,9%). Anche nel settore pubblico il gap salariale persiste, con differenze che sfiorano il 20% nel comparto sanitario, universitario e della ricerca.

Il ruolo dell’istruzione nel mercato del lavoro femminile

Nonostante le donne siano più istruite rispetto agli uomini, con una percentuale del 52,6% tra i diplomati e del 59,9% tra i laureati, questa superiorità accademica non si traduce in posizioni di leadership. Solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri sono donne, e il 29,4% delle occupate svolge mansioni per le quali ha un titolo di studio superiore rispetto a quello richiesto, con un picco del 40% tra i 25 e i 34 anni.

L’impatto del lavoro di cura e delle politiche sociali

Uno degli ostacoli principali alla parità di genere nel lavoro è la sproporzionata suddivisione del lavoro di cura. Nel 2023, le donne hanno usufruito di 14,4 milioni di giornate di congedo parentale, contro appena 2,1 milioni degli uomini.

La carenza di servizi per l’infanzia accentua il problema: solo Umbria, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta si avvicinano all’obiettivo di 45 posti nido ogni 100 bambini sotto i due anni.

Le conseguenze sulle pensioni delle donne

La minore continuità lavorativa delle donne ha ripercussioni dirette sulle pensioni. Le donne percepiscono mediamente pensioni inferiori del 47% rispetto agli uomini: 989 euro contro 1.897,8 euro per i pensionati di sesso maschile. La difficoltà di raggiungere i requisiti contributivi necessari porta a una ridotta presenza femminile nelle pensioni anticipate (solo il 27% tra i dipendenti privati e il 25,5% tra gli autonomi).

Strategie locali per ridurre il divario di genere nel lavoro

Gli amministratori locali possono giocare un ruolo cruciale nel ridurre il divario di genere nel lavoro. Alcune azioni chiave includono:

  • Incentivi per la creazione di asili nido e servizi di supporto alla genitorialità;
  • Politiche per favorire il lavoro femminile stabile e qualificato;
  • Promozione di iniziative per aumentare la presenza femminile nei settori STEM;
  • Sensibilizzazione sulle pari opportunità e contrasto alle discriminazioni salariali.

La parità di genere nel lavoro non è solo una questione di equità, ma un fattore chiave per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Gli enti locali possono adottare politiche mirate per ridurre il gap retributivo e favorire una maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Scopri come Leganet può aiutare le Pubbliche Amministrazioni (servizio per la certificazione della parità di genere per le PA).

 

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