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Due Piani simili ma diversi: PAP e GEP a confronto


Come già ricordato nell’articolo precedente , l’adozione del Gender Equality Plan (GEP) è una condizione che favorisce l’accesso ai finanziamenti europei e nazionali. Ad esempio, il Programma Horizon Europe prevede – tra i criteri di accesso ai bandi – che i Centri di ricerca pubblici e privati abbiano adottato questo strumento per la gestione interna delle risorse. IL GEP è un documento più strutturato rispetto al Piano Azioni Positive (PAP) poiché integra al suo interno alcuni elementi puntuali ed analitici, in primis il Bilancio di genere.

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PA ALLA PARI: LA PARITÀ DI GENERE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

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Entrambi i documenti hanno l’obiettivo di rilevare e rimuovere gli ostacoli economici, amministrativi e culturali che ostacolano la piena parità tra donne e uomini, analizzando in profondità l’organizzazione dell’Ente e adottando l’approccio di genere, oltre che monitorando il contesto lavorativo ed utilizzando gli indicatori per verificare le discriminazioni presenti.


Le differenze principali tra i due piani

Emergono, tuttavia, delle differenze tra i due piani, che rendono più attuale e completo  il GEP tra cui la strutturazione in aree tematiche – di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente – l’utilizzo di obiettivi SMART, ossia Specific (Specifici), Measurable (Misurabili), Achievable (Raggiungibili), Relevant (Rilevanti) e Time-based (Basati sul tempo); l’orientamento sulla ricerca e l’innovazione; la presenza del Bilancio di genere.

È fondamentale che tutte le amministrazioni che già si sono dotate di un PAP  procedano con l’elaborazione del Bilancio di genere, che non solo certifica che l’Ente ha svolto un’analisi sulla propria struttura e si è dotato di politiche e misure per l’effettiva realizzazione della parità di genere, ma che è in grado di gestire un change management inclusivo fondato su dati concreti e analitici.


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