“Leganet ha deciso di mettere a disposizione delle imprese, a partire dalle partecipate, un servizio di consulenza organizzativa e di accompagnamento alla certificazione della Parità di genere”. Inizia così l’intervista di Alessandro Broccatelli, presidente di Leganet e vice presidente della Rete Dei Comuni Sostenibili, rilasciata a Governare Il Territorio, mensile di ALI Autonomie Locali Italiane.
“Il servizio pensato da Leganet – prosegue Broccatelli – prevede l’elaborazione di un sistema di gestione delle risorse umane in ottica di genere e, ove ritenuto opportuno, e la realizzazione di percorsi formativi sia per i manager che per i lavoratori”.
l’intervista completa al presidente di leganet
Presidente, in questo periodo si parla molto di certificazione di parità di genere, quali pensa siano i vantaggi per le imprese?
“La certificazione di parità di genere è una delle misure del PNRR, Missione 5 «Inclusione e Coesione» che ha l’obiettivo di aumentare l’occupazione femminile di qualità, in tutti i settori di attività. Il nostro paese è molto indietro sull’occupazione femminile, secondo il Gender Equality Index elaborato dall’Istituto Europeo di Genere (EIGE) nel 2022, l’Italia è in ultima posizione in Europa, nel dominio del lavoro, e in discesa rispetto all’indice del 2021, con un punteggio di 63,2% rispetto alla media europea di 71,7%. Infatti nel nostro Paese il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nel 2022 è 51,1 % contro un tasso di occupazione maschile per la stessa fascia di età del 69,2%. Inoltre il tasso di inattività femminile per lo stesso anno raggiunge il 43,6% contro un tasso di inattività maschile del 25,4%.
Per questo la legge n. 162 del 2021, art. 46 bis, prevede per le imprese la certificazione della parità di genere, “a partire dal 1° gennaio 2022 con la finalità di attestare le politiche e le misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda.”
Come tutte le certificazioni UNI anche quella della Parità di genere è volontaria e possono ottenerla tutte le aziende di ogni dimensione e settore di attività, ma alle imprese che decidono di certificarsi possono ottenere numerosi vantaggi:
– sgravi contributivi, in misura non superiore all’1% e nel limite massimo di 50.000 € annui
– premialità nella valutazione dei bandi pubblici, compresi quelli del PNRR; il Nuovo Codice degli Appalti in vigore dal 1 Aprile 2023 prevede infatti che le imprese certificate ottengano punteggi aggiuntivi nella valutazione delle offerte. E’ di questi giorni la notizia che il nuovo Codice degli Appalti conferma l’obbligatorietà del certificato rilasciato da enti accreditati per accedere a questa premialità, mentre in una prima fase sembrava fosse sufficiente un’autodichiarazione dell’impresa.
– vantaggi reputazionali e attrattività, vantaggio importante per tutte quelle imprese che intendono attrarre personale altamente qualificato e giovani talenti, che rappresentano un reale vantaggio competitivo nei confronti dei competitor nel proprio mercato di riferimento. Soprattutto i giovani molto qualificati scelgono dove lavorare in base a diversi criteri tra i quali ad esempio ambiente stimolante e progetti innovativi, opportunità di crescita professionale, opportunità di conciliazione vita- lavoro, piani di welfare aziendali, benefit e possibilità di accedere allo smart working.
Infine il Ministero delle Pari Opportunità ha recepito la norma UNI/PdR 125/2022 come standard per la certificazione della parità di genere e ha previsto un investimento specifico di 10 milioni di euro del PNRR – Missione 5 “Inclusione e coesione” per incentivare e accompagnare le imprese alla certificazione, rimborsando le spese sostenute per i servizi di consulenza e per la certificazione.
Qual è il vantaggio più importante per le aziende?
“Sicuramente l’opportunità di impostare e consolidare politiche gestionali basate sul valore delle differenze, che rendano cioè visibile e quantificabile il valore della presenza di donne e uomini nella propria organizzazione. Sono molte ormai le ricerche e gli studi di management che dimostrano che le aziende che hanno impostato un sistema gestionale attento alla valorizzazione delle differenze di genere e delle unicità delle risorse umane sono le più resilienti, sono cioè quelle che riescono a affrontare meglio incertezza e crisi economiche e a raggiungere così maggiori risultati economici”.
Cosa devono fare le imprese che intendono certificarsi?
“Le imprese che intendono certificarsi devono elaborare un sistema interno per la gestione della parità di genere, anche con il supporto di una consulenza organizzativa specialistica e qualificata e sostenere un audit per la certificazione con un ente certificatore accreditato. Le aree di riferimento della Prassi UNI/PDR 125/2022 sono sei:
- Cultura e strategia
- Governance
- Processi HR
- Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda
- Equità remunerativa
- Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro
La certificazione ha validità triennale con verifiche annuali volte a dare visibilità al miglioramento ottenuto grazie agli interventi e alle misure messi in atto”.
Secondo lei qual è il ruolo della Pubblica Amministrazione in questo processo?
“Secondo l’elenco recentemente pubblicato da Accredia, a oggi sono 305 le imprese che si sono già certificate ma speriamo che questa misura venga compresa e presa sul serio dagli imprenditori, non come un adempimento burocratico, ma piuttosto come misura in grado di innovare e rendere più sostenibile e più equo il nostro mercato del lavoro e il nostro sistema economico. In questa direzione la Pubblica Amministrazione- sia a livello centrale che locale- ha un ruolo e una grande responsabilità, in primo luogo culturale: in quanto stazioni appaltanti infatti la PA centrale e gli Enti locali hanno il compito di inserire la parità di genere tra i criteri di valutazione per accedere agli appalti pubblici, come previsto dal Nuovo Codice degli Appalti. Ma pubblica amministrazione centrale e enti locali, in quanto enti pubblici, hanno il ruolo di guidare e orientare lo sviluppo economico e sociale locale, di diffondere la cultura della parità di genere e del diversity management tra le imprese del territorio, sostenendo soprattutto le micro e le piccole imprese che hanno maggiori difficoltà nell’adozione di politiche innovative di gestione delle risorse umane”.