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Giornata Internazionale della Donna: situazione attuale in Italia della parità di genere

8 marzo – Oggi celebriamo insieme la Giornata Internazionale delle Donna per ricordare le conquiste del movimento femminista e rivendicare i diritti non ancora acquisiti dalle donne. “La festa della donna” nasce all’inizio del ‘900 in area socialista e comunista per poi essere stata accettata da tutte le correnti politiche.

Fu il Partito Socialista degli Stati Uniti nel 1909 a istituire una giornata dedicata alle lotte per l’emancipazione femminile, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica. La prima celebrazione della Giornata Internazionale della Donna in data 8 marzo avvenne nel 1914 in Germania, anche se la scelta della data fu casuale, essendo una domenica. Tuttavia, la data fu ufficialmente istituita nel 1921 durante la Conferenza delle donne comuniste a Mosca, in memoria della rivolta del 1917 a Pietrogrado (ora San Pietroburgo) a cui parteciparono moltissime donne dato che gli uomini erano impegnati in guerra. Per diverso tempo l’8 marzo rimase una ricorrenza celebrata unicamente dalle donne di ideologia comunista e socialista. Solo nel 1977 la data dell’8 marzo fu riconosciuta dalle Nazioni Unite come giornata dei diritti femminili.

In Italia, la prima “Festa della Donna” venne celebrata nel 1922 su iniziativa del Partito Comunista. Tuttavia, l’avvento al potere del regime fascista nello stesso anno pose fine sia alla celebrazione che alle lotte per l’emancipazione femminile. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la celebrazione dell’8 marzo fu istituita grazie all’Unione Donne Italiane, associazione femminista di area socialcomunista, che nel 1946 scelse anche il simbolo dell’8 marzo, la mimosa, per la sua diffusione spontanea in tutto il Paese.

A che punto ci troviamo oggi nel discorso sulla parità di genere?

Diverse sono state le novità degli ultimi anni che a livello giuridico hanno permesso di compiere importanti passi in avanti nella conquista dei diritti delle donne. Dall’obbligatorietà per tutte le aziende con più di 50 dipendenti di redigere il rapporto biennale sulla situazione del personale, che contiene anche un’analisi di genere dei lavoratori alla revisione della definizione di “discriminazione” per arrivare alla Certificazione della parità di genere nelle aziende di settore pubblico e privato.

L’Italia rispetto ad altri Paesi europei è ancora lontana dal raggiungimento della parità di genere, specie riguardo alla parità di retribuzione, al livello dei servizi pubblici per facilitare la conciliazione vita-lavoro, alla la stabilità lavorativa, alla possibilità di fare carriera e di fare impresa. Un tema importantissimo è proprio la conciliazione tra vita e lavoro a cui lo Stato e le pubbliche amministrazioni dovrebbero dare una risposta più concreta. La carenza di servizi pubblici e di tutele economiche e legali impediscono a tante donne di partecipare attivamente al mondo del lavoro. Livelli insufficienti anche nel campo della vita politica e di partito, mentre per quanto riguarda il riconoscimento delle donne da parte delle imprese, specie per le imprese cooperative, la quota di occupazione femminile risulta maggiore. Le donne in Italia dunque si trovano ancora in una situazione svantaggiata rispetto agli uomini e, sebbene siano stati compiuti dei passi in avanti, è necessario un raccordo con le istituzioni e l’adozione di strumenti che possano nel concreto operare un cambiamento significativo nella società.

Fonti:
Geopop
Il Sole 24Ore

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